Spettacolo inserito nell’evento “Libere e liberi di essere pari”, una tre giorni dedicata alla parità di genere per mettere al centro un tema così cruciale nel dibattito della società attuale.

ariaTeatro

di Gianina Carbunariu
regia Riccardo Bellandi
con Chiara Benedetti, Andreapietro Anselmi, Daniele Ronco
aiuto regia Giuseppe Amato
scene Lorenzo Rota
costumi Federica Rigon
musiche Mattia Balboni
video Giuseppe Zito

Tre ragazzi, un paese allo sfascio, la voglia di realizzare comunque i propri sogni. Una storia semplice e terribile, per chi crede ancora ai sogni ma non è disposto a usare qualsiasi mezzo per raggiungerli.
La produzione di ariaTeatro sul pluripremiatro testo di Gianina Carbunariu è una storia semplice e terribile.
Originariamente intitolata “mady-baby.edu”, tradotta come “Kebab” in sette lingue e già rappresentata in grandi teatri europei come lo Shaubuhne di Berlino, il Kammerspiele di Monaco, il Théatre-Studio d’Alfroville di Parigi, il Royal Courth di Londra, arriva in Italia per la regia di Riccardo Bellandi.

Note di Regia: La storia di “Kebab” è una storia semplice e terribile insieme: tre giovani romeni decidono di lasciare il loro paese per seguire i loro sogni in Irlanda: Madalina, diventare una pop-star, Voicu, guadagnare più soldi e Bogdan, lavorare nel campo delle arti visive. Nulla è casuale o banale nella scrittura della Carbunariu: non è un caso che siano tre ragazzi giovani, non è un caso che tutti e tre abbiano un sogno da inseguire, non è un caso che scelgano di farlo in un paese “dove è meglio”, non è un caso che tutto finisca come andrà a finire.
La grandezza di un essere umano non sta tanto in ciò che ha raggiunto e che può dimostrare al resto del mondo, piuttosto in ciò che è in potenza, nei suoi sogni, nelle sue speranze. E la sua forza sta nella tenacia e nel desiderio di realizzarsi. Il riuscirci o no è figlio di altre situazioni, proprio quelle che spesso stroncano qualcosa che in potenza è un mondo infinito che aspetta solo di realizzarsi. Così si dimentica la grandezza dell’essere umano e lo si trasforma in un animale capace di tutto. Un animale che si illude di alimentare e difendere il proprio sogno con i denti, fino alla fine, e non si accorge che il proprio sogno si è trasformato in un incubo”
(Riccardo Bellandi)

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