DOPPELGÄNGER 

5 maggio ore 21.00

 

Chi incontra il suo doppio, muore

 

uno spettacolo di MICHELE ABBONDANZA, ANTONELLA BERTONI, MAURIZIO LUPINELLI

con FRANCESCO MASTROCINQUE e FILIPPO PORRO

disegno luci

ANDREA GENTILI

direzione tecnica

CLAUDIO MODUGNO

elaborazioni musicali

ORLANDO CAINELLI

organizzazione, strategia e sviluppo

DALIA MACII

amministrazione e coordinamento

FRANCESCA LEONELLI

ufficio stampa

SUSANNA CALDONAZZI

comunicazione

FRANCESCA VENEZIA

produzione

COMPAGNIA ABBONDANZA/BERTONI, ARMUNIA/FESTIVAL INEQUILIBRIO, NERVAL TEATRO

con il sostegno di

MiC – DIREZIONE GENERALE PER LO SPETTACOLO DAL VIVOREGIONE TOSCANA

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO – SERVIZIO ATTIVITA’ CULTURALICOMUNE DI ROVERETO –

ASSESSORATO ALLA CULTURA

 

 

Il doppio, la dualità come differenza, l’opposto che dà origine al mistero: questo lavoro parla e dà forma soprattutto all’incontro tra i corpi dei due interpreti, Francesco Mastrocinque, attore con disabilità, appartenente all’esperienza del Laboratorio Permanente di Nerval Teatro e Filippo Porro, danzatore. Il progetto presenta anche la “prima volta” di una collaborazione tra due nuclei artistici differenti, che si

incontrano nel solco tra arte e diversità, portando reciprocamente la propria esperienza e poetica della scena che, pur nella lontananza del segno, si alimenta e sviluppa attraverso la medesima sensibilità e passione. Fin dai primi giorni abbiamo cercato di cogliere nello sguardo dei due interpreti, soprattutto un riconoscersi e attraverso questa reciproca ri-conoscenza, restare in ascolto di questa loro fase germinale. È seguito poi, diremmo in maniera naturale e quasi esclusivamente autogestito da loro stessi, uno sviluppo simbiotico dell’azione fino ad arrivare alla solitudine e al groviglio di arti e luce, di suoni e silenzi; il tutto attraverso un processo di relazione quasi esclusivamente somatico. Un ossimoro in danza, un tentativo di svelare, tra sapiente ignoranza e disarmonica bellezza, il doppio viso della sfinge: due corpi diversi che cercano sulla scena l’origine della possibilità di esistere, una dirompente vitalità e un candore disarmante,

attraverso l’astrazione della realtà che diventa visione. Due corpi uguali che si riconoscono e non smettono l’abbraccio, il mandala, la cellula che li lega. Due esseri primi, primati, ai loro primi passi; tra evoluzione e involuzione, scelgono l’inesistente “voluzione”: uno stare vicini senza l’andare. Senza il destino forzoso del crescere e del diminuire. Un percorso di gesti, sguardi; piccole, grandi tenerezze; beffardi e spietati tradimenti. Sempre in un precario equilibrio: funamboli, sospesi tra vita e morte, tra ascesi e caduta. Nel mezzo: le loro forme, colte nella fragilità dell’inestinguibile enigma della sospensione.



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