LA TRIBù DEL CALCIO

 

di Gianfelice Facchetti

con Gianfelice Facchetti e la “Banda del fuorigioco”

 

Perché continuiamo a gonfiar palloni? Cosa cerchiamo tra le traiettorie di una cosa che rotola e rimbalza? Un senso? Forse chiediamo troppo a una palla…

Eppure se nella storia dell’umanità non esiste cosa più seguita dalla specie umana di una finale dei Mondiali di calcio, qualcosa vorrà dire! Possiamo stupirci, ignorare o indignarci ma le cose stanno così… Io sono cresciuto con l’ossessione di toccare il pallone con le mani, per capire se valesse la pena credere al gioco oppure no. Ho fatto il portiere e stare in porta a volte vuol dire fermarsi a guardare gli altri perché i portieri sono due e se non tocca a te, altro spazio non c’è oltre a quello desolante della panchina. Dalla panchina ho preso appunti, ho studiato, ho provato a capire dove sono stato catapultato solo per aver toccato la palla con le mani! Ci ho messo trent’anni per trovare la risposta ed eccola: sono capitato in mezzo a una tribù. Che vi piaccia o no, è successo anche a voi: siete finiti in mezzo alla tribù del calcio. Eccola qua.

A tre anni dal debutto di, “Eravamo quasi in cielo”, Gianfelice Facchetti presenta il suo nuovo spettacolo tratto dall’opera di Desmond Morris, autore del celebre saggio, “La scimmia nuda”. 

“La tribù del calcio”, racconta lo sport più popolare del mondo con le categorie dell’antropologia, spiegando come l’uomo si sia trasformato da cacciatore a calciatore. Mescolando teorie e aneddoti sul football, ne esce un ritratto più umano di quello che le cronache rimandano e destinato a durare nel tempo. Come dice l’autore inglese, “Finché l’umanità potrà pensare a qualcosa di più della propria sopravvivenza, la tribù del calcio continuerà a esistere.”.

In scena insieme a Gianfelice Facchetti, anche la “Banda del Fuorigioco”.



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