Di Carmine Ragozzino, da Il Dolomiti

Domani, sabato, e domenica il Teatro di Villazzano apre la sua stagione dedicata alla tradizione della commedia all’italiana con un lavoro premiato a Comic Off di Roma. Nei corsi serali di un liceo romano la varia umanità torna a sedere sui banchi per un riscatto sociale all’insegna del divertimento ma anche della riflessione. Il secchione, la blogger ma anche un prototipo irresistibile di ” Sora Lella”

TRENTO. C’è da ridere. Tanto.  E con leggerezza. Ma divertendosi si può – si deve – riflettere. A teatro – quando il teatro è buono – è sempre così. Al neonato teatro di Villazzano la stagione entra nel vivo aprendo la porta alla  commedia.

 Nel senso ilare del termine. Nel senso tradizionale del termine, e cioè pescando nel presente di un repertorio antico – la commedia all’italiana, appunto – che è stato e può continuare ad essere  un fatto d’arte ma, di più, uno specchio del costume. Del bello e del brutto nazionale.

La rassegna proposta con scelta inedita da TeatroE/Estroteatro, l’appassionata gestione del teatro di Villazzano,  inizia domani (sabato sera) e domenica (pomeriggio) con “Che classe”. Trattasi di un lavoro da premio,  scritto da Veronica Liberale (che è anche in scena) e firmato da Marco Simeoli. Il premio è quello ricevuto al concorso “Comic Off” di Roma, una vetrina della prosa allegra  di buon prestigio. Un concorso che mette in vetrina la capacità di lettura disincantata ma per fortuna per nulla intellettuale delle vicende italiche.

La scuola è da sempre una vicenda tra le vicende in questa nazione che più dichiara progresso più fa, purtroppo, ridere. La storia? In un liceo romano si organizzano corsi serali per studenti lavoratori. La mèta è il diploma. A candidarsi come insegnante c’è Nora De Cupis, già professoressa nella scuola, che, mal tollerando la perdita di valori dei suoi giovanissimi studenti, decide di passare a insegnare al corso serale.

La donna spera di poter finalmente avere a che fare con adulti motivati, ma soprattutto vuole fuggire all’ombra-ricordo di sua madre, ex professoressa, mitizzata e amata da tutta la scuola, nonché talentuosa scrittrice di successo. Ecosì la giovane prof, paladina della cultura, amante dei classici, che parla di Foscolo e Manzoni come se fossero suoi amici di vecchia data, si ritrova a dover gestire una classe molto particolare di adulti-bambini, specchio di una società che gioca al ribasso.

Tra questi c’è Costantino Ferrari, ristoratore romano, le cui uniche passioni sono il calcio e il cibo e che torna sui banchi di scuola più per spirito di competizione nei confronti del fratello laureato, che per amore della conoscenza. Troviamo poi Liubotchka, emigrata russa, provata dalla vita, dal carattere apparentemente brusco, costretta a prendere il diploma perché quello conseguito in madrepatria non è valido.

In una classe non può certo mancare il “secchione”, nella persona di Alfonso, giovane uomo dall’intelligenza e dalla memoria superiore alla media, che in passato ha abbandonato la scuola per gravi problemi di relazione con gli altri e che trova il suo opposto in Calogera, giovanissima e superficialissima fashon-blogger, rappresentante della generazione dei nativi digitali, completamente dipendenti dalla tecnologia. 

A vegliare su di loro l’occhio attento, bonario e complice di Tecla, una simpaticissima e indolente bidella romana. L’unico personaggio sempre uguale a se stesso, immutabile nel tempo, quasi una figura mitologica, “metà toro-metà Sora Lella”, come tutte quelle figure che ci hanno accompagnato nel nostro passaggio in quel regno, a volte ovattato, a volte difficile che è la scuola, di cui le bidelle sono e resteranno mesti guardiani.

 Tra litigi, amori, amicizie e profonde crisi personali ciascun componente della classe imparerà a fidarsi dell’altro, a far un po’ pace con il proprio passato, giungendo così alla fine dell’anno e al fatidico esame di stato, ognuno, con in tasca la propria personalissima “maturità”.

 Protagonista, dunque, è un piccolo universo ai più sconosciuto, quello delle scuole serali. Un universo di varia umanità che la commedia  vuole amplificare con rispetto. Il rispetto, più di tutto, del coraggio di chi torna a scuola portandosi addosso il peso di lavoro, famiglie, alti, bassi e medi del quotidiano. E, naturalmente, sotto la crosta delle risate c’è abbondanza di stima.  E c’è un messaggio  – così come un’infinità di messaggi spesso inascoltati ha regalato la storia della commedia comica italiana: la letteratura, la poesia, la storia avvicinano e uniscono ancora una volta persone di estrazione diversa a ricordarci che, nonostante tutto, la cultura resta per ciascuno bel riscatto sociale. Ed è -allargandoci – il più utile e valido strumento di difesa personale di fronte al precipizio politico e sociale  di un’Italia sempre più ciarliera e sempre più ignorante.