Da “Il Dolomiti” – Carmine Ragozzino

TRENTO. “La mitosi è un processo di riproduzione asessuata delle cellule eucariotiche grazie al quale da una singola cellula si formano 2 cellule figlie geneticamente identiche alla progenitrice”. La scienza parla spesso una lingua ostica. Ma in caso di manipolazione un po’ seria e un po’ giocosa il vocabolario scientifico può divertire. E non poco. La mitosi, ad esempio, è detta anche cariocinesi. Se si gigioneggia tra moltiplicazioni cellulari e demografia va da se che i cinesi aumentano esponenzialmente così come nella mitosi aumentano le cellule. Ad esempio i cinesi, (con o senza cariocinesi), conquistano, non solo numericamente, il mondo.

Ora, non è detto che Cosmo Life la metta così. Ma se così fosse, non ci sarebbe da stupirsi. Il teatro ruba qua e là. Dalla scienza, dalla filosofia, dalla letteratura, dalla storia e dal quotidiano. Ruba e ricostruisce: uno spunto, una frase, un concetto, diventa occasione per parlar d’altro. Per parlare di noi, Ecco dunque quel che potrebbe – dovrebbe – succedere nello spettacolo che domani sera debutta al teatro di Villazzano. Cosmo Life, appunto.

Si può – si deve – parlare di noi chiedendo aiuto da una parte alla scienza e dall’altra alla lungimiranza di uno scrittore – Italo Calvino che negli anni Sessanta approcciò i misteri dell’universo, dello spazio e dell’evoluzione animale, (uomo compreso), con la forza comunicativa dell’umorismo e del paradosso. Le Cosmocomiche – e della Cosmocomiche il racconto intrigante dal titolo “Lo zio acquatico” – sono il canovaccio sul quale hanno lavorato di passione e gioiosa fatica  Nicola Piffer, Irene Buosi e Giacomo Postinghel.

Giovani tutti e tre. Tutti e tre pronti alla prova di un palcoscenico “vero” in un teatro senza la “fascia protetta” dei laboratori e delle rappresentazioni da studio o da garage rivolte ad altri aspiranti attori e al pubblico ristretto e famigliare dei corsi di teatro. Nicola Piffer dirige. Lo fa, lo farà domani, da solo dopo essere stato in qualche occasione “assistente”. Irene e Giacomo recitano – reciteranno domani sera – alternando parola e movimento in una prosa adeguata ai modi e ai ritmi di un presente finalmente meno didattico e meno didascalico.

I tre in realtà sono quattro. Il secondo Giacomo, al secolo Pallaver, musicherà dal vivo lo spettacolo.  Uno spettacolo “povero” di mezzi (quattro fari, un neon, una sequenza di cubetti colorati al dna) ma non certo avaro di sana ambizione: nessun copia-incolla di Calvino, delle sue Cosmocomiche e delle peripezie di Qfwfq, (il personaggio che collega i racconti scientifico-sociali).

“I testi sono miei, nostri – spiega Nicola Piffer – per adeguarli a quello che vogliamo dire”. E cosa vogliono dire? Che gira e rigira la circolarità cellulare rimanda ad una circolarità di umori, sentimenti, atteggiamenti, culture, cambiamenti  e – infine – amore. Un amore che nella fattispecie è anche, e forse soprattutto, quello per un teatro che va inteso come possibilità di misurare in pubblico i pensieri, i sogni, privati.

“Ogni avvenimento nella nostra vita – si legge nel foglio di scena – è un piccolo Big Bang e tutto quello che avviene può essere paragonato alla vita del cosmo. COSMO LIFE ha un’ambientazione non reale, la luce caratterizza una mescolanza di situazioni: dallo stato atomico all’habitat delle prime forme di vita sviluppatesi dai pesci. Luci e ombre segnano la sacralità dell’evoluzione, rende mitiche situazioni familiari ed eventi quotidiani. Anche gli attori subiscono il cambiamento, attraverso un mutamento di personaggio, ma anche materico. Cambi scenici minimi, intrusione di oggetti comuni e non, musiche pop ma anche distorte, permettono a chi sta in scena di calarsi in varie storie e ciò che li circonda determina la loro vibrazione minima o frenetica, in sintonia o opposizione con la storia”.

Pensieri, sogni, speranze eccetera: il regista e di due attori ne devono avere – come tutti – a iosa. Ma adesso – domani – hanno il privilegio di raccontarsi da sopra un palco. Non è poco, non è “per tutti” e soprattutto non è facile. E qui entra in ballo una questione che lascia per un attimo da parte lo spettacolo per testimoniare il mantenimento di una promessa importante. Mirko Corradini, direttore artistico “in team” del neonato teatro di Villazzano ha sempre spiegato che il teatro, (inteso come luogo) deve essere una casa aperta.

Una casa aperta a chi ha idee culturali, (di ogni tipo), e bisogno di esprimerle. Ebbene, con le “residenze” come quella che permette l’allestimento e la messa in scena di “Cosmo life” si conferma come le promesse di Corradini e soci, (TeatroE/Estroteatro) siano davvero “debito”. Un debito onorato con un investimento costante sulla creatività ancora senza fama ma con tanta fame di farsi conoscere. E poco conta che i protagonisti di Cosmo Life giochino in qualche modo in casa, provenendo da Estroteatro come “allievi”. Conta che su di loro – e su altre piccole compagnie “locali” e nazionali, l’affiatata e motivata gestione di Villazzano investe senza risparmio. Garantisce il teatro per una settimana e più di prove. Promuove allo stesso modo in cui promuove il resto delle sue proposte. Insomma, ci crede. E crede per davvero che uno spazio culturale e aggregativo possa vivere, crescere, imporsi solo invertendo a 360 gradi la rotta di una gelosia produttiva dal fiato inevitabilmente corto.

Di tutto questo il regista Piffer, l’attore, l’attrice e il musicante sono naturalmente grati. “Mirko e gli altri ci hanno regalato un’occasione rara. Possiamo ripagarla solo con il nostro impegno. Vivere la residenza in un teatro è entusiasmante, in particolar modo per un gruppo di giovani che hanno la voglia di sperimentare e mettersi in gioco affrontando anche argomenti contorti. Questo periodo di lavoro in un ambiente attrezzato dà la possibilità di tirare fuori il meglio, di sperimentare idee e lavorare con cura ai particolari, fornisce gli strumenti per crescere e maturare”.

Certo, un palco grande e il contrario delle metrature mignon di un laboratorio. Si dilatano, al tempo stesso, entusiasmo e preoccupazione. Ma il bello del teatro “vero” è proprio questo. L’’assenza di protezione stimola a dare il meglio, obbliga a rischiare tutto quello che si può per catturare e coinvolgere.

Insomma, l’occasione è ghiotta. E un’occasione come quella offerta ai protagonisti di Cosmo Life non è né frequente né scontata. Un dimenticato  della tv meno edulcorata di quella odierna diventò famoso con lo slogan “Comunque vada sarà un successo”. Ebbene, quello slogan oggi si può applicare non tanto a “Cosmo life” quanto al percorso che ha portato l debutto di domani sera. Comunque vada – sì perché ogni debutto è un incognita – è già un successo la filosofia dell’apertura che la gestione di Villazzano sta praticando nel far vivere il teatro del sobborgo collinare.

Apertura, (alle proposte più diverse) vuol dire servizio. E la cultura, (anche quella dell’intrattenimento) se non è servizio rischia di essere solo autoreferenza. La mitosi moltiplica cellule sempre uguali e Cosmo Life spiegherà come. A Villazzano TeatroE/Estroteatro stanno sperimentando una loro personale forma di mitosi: moltiplicano cellule artistiche. Però mai uguali. Il risultato? Una curiosità che sta miracolosamente riempiendo la platea di Villazzano a colpi di sold out.